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Il Museo MACC osserverà i seguenti orari
Dal Giovedì al Sabato dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Domenica dalle ore 10:00 alle ore 13:00
Dal Lunedi al Mercoledì chiuso

Albino Galvano

Chi è Albino Galvano

Testo a cura di Ivana Mulatero

Albino Galvano nasce a Torino il 16 dicembre 1907, l’anno in cui, con le “Demoiselles” di Picasso, l’arte occidentale vedeva iniziare il nuovo secolo delle avanguardie.

Allievo di Felice Casorati tra il 1928 e il 1931, si laurea presso la Facoltà di Magistero di Torino con una tesi su “La pedagogia della religione”. Affascinato dall’immobile perfezione delle forme dipinte dal suomaestro e, contemporaneamente, da una pittura di colore legata ad una visione naturalista, Galvano esordisce alla Biennale di Venezia del 1930 e alla I° Quadriennale romana del 1931. Sul finire degli anni Trenta si laurea in filosofia e in talmodo completa la sua figura di intellettuale poliedrico: pittore, critico e giornalista d’arte, saggista e docente di storia e di filosofia nei licei e di estetica in Accademia.

Dopo il 1945 la sua attività di pittore si volge a forme d’arte di ricerca, attraversando l’espressionismo e il neo-liberty per giungere all’astrattoconcretismo. Nel 1952 con A. Biglione, A. Parisot e F. Scroppo firma a Torino ilmanifesto delMAC (Movimento Arte Concreta) e collabora ai bollettini del MAC con articoli che segnano presto la sua eterodossia.

Nel dopoguerra fonda con Pippo Oriani la rivista “Tendenza” e tiene la pagina critica su “La Nuova Stampa”, poi sul “Mondo Nuovo”, in seguito collabora alle più diverse riviste culturali italiane e firma importanti saggi per cataloghi di mostre storiche. In ambito pittorico, l’astrazione ritorna d’interesse quando gli influssi del successivo periodo informale agiscono sui segni lasciati liberi di errare sullo sfondo delle tele. È il momento degli “Iris”, cari alla memoria del poeta francese simbolista Mallarmè, consegnati in immagini allusive, araldiche ed emblematiche, ispirate alla natura.

L’astrazione lirica sospinge la pittura di Galvano a una svolta contrassegnata dal periodo dei “Nastri”, delle “Bandiere”, dei “Padiglioni” e degli “Anelli di Moebius”, realizzati tra il 1965 e il 1972. Il segno diviene illusoriamente oggettuale e il modo con cui si deposita sulla tela significa concettualmente l’azione primaria del fare pittura, ovvero l’atto del dipingere.

Il colore, raffinatissimo, è legato ai dettati grafici di una cultura passata attraverso quell’inversione del simbolismo nell’astrattismo che è da Galvano indicata come linea filogenetica della sua pittura non figurativa. Muore a Torino il 18 dicembre 1990.

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