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Il Museo MACC osserverà i seguenti orari
Dal Giovedì al Sabato dalle ore 17:00 alle ore 20:00
Domenica dalle ore 10:00 alle ore 13:00
Dal Lunedi al Mercoledì chiuso

ph. Ela Bialkowska - OKNO Studio. Courtesy l'artista.

Questo Anonimato è Sovversivo la mostra temporanea visitabile al MACC fino al 25 giugno

Il drappo di cotone bianco ricamato in tutta Europa, dopo il lungo viaggio, arriva a Calasetta, l’opera collettiva di Ruben Montini esposta al MACC nella sua prima personale.

A partire dal 2019 la Fondazione MACC, in accordo con l’amministrazione comunale, ha incentrato la sua mission su una riflessione dedicata ai duecentocinquant’anni dalla fondazione di Calasetta. Forse non tutti sanno che la comunità calasettana si insediò in questa parte dell’Isola di Sant’Antioco rispondendo a un progetto sperimentale di colonizzazione voluto dai Piemontesi che ebbe principio con il riscatto dei tabarkini dalla Tunisia e il loro trasferimento su questo arcipelago. I temi dell’insularità, della diaspora, dell’emigrazione, delle rotte mediterranee, della ricchezza culturale che popola i confini geografici del mediterraneo con le mille contraddizioni e i temi scottanti che ne derivano, sono diventati pane quotidiano per questo museo di frontiera che guarda al suo territorio e al contempo oltre l’orizzonte marino.

La Fondazione MACC ha il piacere di presentare Questo Anonimato è Sovversivo, prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana dell’artista Ruben Montini (Oristano, 1986). Ruben Montini, con la sua straordinaria ricerca, incarna perfettamente ciò che riscontriamo come urgenza narrativa, come valori contemporanei, come necessità di racconto.

La mostra, ripercorre la genesi e gli sviluppi dell’omonima opera dell’artista, risultato di una performance corale e partecipativa realizzata nei 28 paesi dell’Unione Europea (ventisette più l’Inghilterra pre-Brexit), nella quale Montini ha coinvolto il pubblico nel ricamo collettivo su un lungo drappo di cotone bianco.

Il viaggio del tessuto in “Questo Anonimato è sovversivo” è un racconto epico-contemporaneo di ben sette anni ascrivibile alla modalità relazionale che l’arte scopre come opportunità rigenerativa alla fine degli anni ’90.

Teorizzata da Nicolas Bourriaud nel 1998 l’Arte relazionale ha avuto in Sardegna una lungimirante pioniera, Maria Lai che nel 1981 con la performance “Legarsi alla montagna” si fa portatrice della potenza coesiva dell’arte, che non scaturisce dall’io dell’artista ma da un’azione collettiva. Era già evidente come nella poetica di Lai il filo, il cucire, recassero con sé l’idea di collegamento e relazione. Nell’81 questa metafora già espressa nelle opere, telai, libri cuciti, prende forma nell’operazione che coinvolge tutta la comunità di Ulassai e donne, uomini, bambini, anziani, tutti fanno la propria parte. Il lungo nastro celeste che attraversa le case per poi finire legato alla montagna che sovrasta il paese è il simbolo dell’opera relazionale che ridisegna i rapporti tra gli individui, tra il paese e la sua montagna e tra Maria Lai e la sua comunità.

Suggestiva è l’affinità con il drappo bianco, ricamato in tutta l’Europa, risultato del progetto creato da Montini, che ha segnato un percorso di cooperazione e collaborazione di tante comunità. L’opera finale che si ammira in mostra contiene le storie di tanti individui, che liberamente sono intervenuti alla realizzazione di questo lavoro e che nel tessuto coesistono come unica comunità. La superficie del telo bianco diventa spazio di dialogo e confronto, il ricamo di storie comunica condivisione, unione e senso di appartenenza senza confini.

Il lavoro abbraccia un periodo denso di avvenimenti, che hanno sconvolto il mondo nei suoi equilibri sociali e geopolitici. Sulla superficie del drappo resta traccia di questi anni: la Brexit, la pandemia, la guerra alle porte dell’Europa che ne ha minato la stabilità interna.

Liberamente i partecipanti hanno restituito con il loro intervento nell’opera un pezzo della Storia.

Montini, generatore e promotore dell’azione artistica, si pone in continua mediazione con la sua opera che per esistere, svilupparsi e assumere un significato ha bisogno della comunità, ma, come scrive Romano Gasparotti, il medium ossia l’artista è chiamato dagli antichi anima: “l’anima individuale estrae dai soggetti, pronta a ritrasmetterle, le immagini in quanto filtrate attraverso l’influenza di altre immagini (sulla base di ciò che viene comunemente detto immaginario individuale e collettivo). È questa una delle ripercussioni della potenza influente e della natura metamorfica propria dell’immagine (R. Gasparotti, Il quadro invisibile, 2015). Da ciò ne deriva che la creazione di immagini attraverso il ricamo sviluppa una pratica condivisa di eventi storici e simbolico-narrativi che esprimono valori temporali, territoriali, comunitari ma anche universali ed eterni che pongono il manufatto all’apice del suo valore artistico. Una raccolta di esperienze spesso tralasciate dalle analisi sociopolitiche fondate su principi economici capitalistici e coloniali che offrono uno spaccato di un’Europa multietnica, multiculturale, popolata da arcipelaghi di popolazioni e comunità spesso discriminate o non riconosciute: “L’Europa era cominciata con buone intenzioni: doveva nascere dal basso. Bisognava partire dai libri di scuola, invece che dalla moneta.  Esiste una storia europea: raccontiamola a tutti” le parole di Mino Milani sembrano riecheggiare nei mille ricami variopinti realizzati in sette anni di peregrinazione.  In questi immensi territori del Vecchio Continente gli istituti culturali come Torri di Guardia assolvono, non senza difficoltà, il compito di centri di produzione, di sviluppo e di ricerca.

L’atto conclusivo del processo creativo è la mostra ospitata al Museo MACC che vuole presentare una nuova rielaborazione del viaggio che l’artista offre come momento installativo finale, arricchito da nuove opere che raccolgono e interpretano ciò che è stato. Sublimando il viaggio in epopea e il racconto in epica di un nuovo umanesimo contemporaneo.

Ad ampliare la narrazione del progetto Questo Anonimato è Sovversivo, in mostra un documentario che illustra le varie tappe compiute nel corso degli anni

La mostra è accompagnata dalla pubblicazione del catalogo “Ruben Montini. Questo Anonimato è Sovversivo”. Il testo, corredato di un’ampia documentazione fotografica, illustra come un diario di viaggio, le varie tappe del progetto di Ruben Montini, attraverso una raccolta di testi di curatori che ne hanno seguito lo sviluppo.

Con l’introduzione di Ela Bialkowska e i testi critici di Mirjam Westen, Micaela Deiana, Lýdia Pribišová, Martin Vaněk, Malin Ståhl, Angie Wyman e Sophia Malik, e due interviste all’artista realizzate da Mehdi Dakhli e Ugnė Bužinskaitė.

La mostra è visitabile:

  • dal martedì al venerdì, dalle 17 alle 20
  • sabato e domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20

L’allestimento immersivo della mostra di Ruben Montini abita tutto il piano inferiore, al piano superiore resta allestita la collezione permanente. La project room del MACC è dedicata alla straordinaria mostra dell’artista ucraino Sasha Roshen.

Per arricchire l’offerta museale il MACC organizza approfondimenti tematici e laboratori didattici rivolti alle scuole e ai piccoli visitatori. Dopo la visita guidata con le guide del museo, i ragazzi verranno accompagnati nella realizzazione di un’opera collettiva, ricordando quell’idea di collaborazione e cooperazione espressa con il drappo in mostra, i ragazzi potranno creare un’opera d’arte corale lavorando insieme alla sua realizzazione.

CONTATTI

Per richiedere e programmare i laboratori contattare i seguenti numeri:

  • +39 0781 887219
  • Valentina Lixi +39 3462284897
  • Sara Scopelliti +39 3498690949

oppure scrivici: fondazionemacc@gmail.com

 

– ENGLISH VERSION

Since 2019, Fondazione MACC together with the Town Council, has placed particular attention to themes dedicated to the 250 years since the foundation of Calasetta.

The Calasettan community settled in this side of the Island of Sant’Antioco through an experimental colonization project set up by the Piedmonts rulers then, started with the ransom of a group of coral fishermen imprisoned in Tabarka (Tunisia) and their resettlement into this archipelago.

Insularity, diaspora, emigration, Mediterranean routes, the cultural grandeur that the Mediterranean coastal borders are filled with, despite the many contradictions and – as a result – problems caused by them… these are all matters that have become daily bread for this peripheric Museum that is connected to its surrounding area and – at the same time – is concerned with what happens beyond its marine horizon.

Fondazione MACC is pleased to present Questo Anonimato È Sovversivo | This Anonimity Is Subversive, Ruben Montini’s first institutional solo presentation in Italy. The Artist, and his extraordinary research, perfectly embodies what we feel as narrative urgency, contemporary values, the need for a tale to tell.

The exhibition recounts the genesis and the evolution of the artist’s homonymous work, a choral and participatory performance carried out in the European Union’s 28 member States (27 plus pre-Brexit England), in which Montini involved the public to embroider collectively on a long white cotton drape.

Started 7 years ago, “Questo Anonimato È Sovversivo / This Anonymity Is Subversive” is a contemporary epic journey, inspired by the relational modality that Art discovered as a regenerative opportunity in the late 90’s.

Theorised by Nicolas Bourriaud in 1998, the Relational art had a farsighted pioneer in Sardinia: in 1981 Maria Lai’s performance “Legarsi alla montagna” outlined the cohesive power of Art, which does not derive from the ego of the artist but from a collective action.

In Lai’s poetics it was clear how the threads, the actual act of sewing, incorporated the idea of connection and relationship; in 1981, this concept already present in her artworks (looms, sewn books…) resulted in the performance that involved the entire town of Ulassai, where women, men, elderlies and children, all played their part. The long blue ribbon that tied the houses to the mountain overlooking the town is the symbol of the Relational work that retraced the relationship between individuals, between the town and its mountain, but also between Maria Lai and her town.

The affinity with Ruben Montini’s Relational performance is striking, a white drape, embroidered throughout Europe, highlighting a path of cooperation and collaboration between many communities. Its final result – on view in the exhibition – is made of stories of many people who participated in the performance, and who coexist in the work as if they were part of a single community. The white sheet becomes a space for dialogue and discussions, the embroideries mean sharing, union, and a sense of belonging without borders.

The work spans over a period full of events that upset the world’s social and geopolitical equilibrium. We can find traces of these events on the surface of the cloth: Brexit, the pandemic, the war in Ukraine that is undermining Europe’s stability.

Participants gave back a piece of History with their intervention.

By creating and promoting the artistic action/performance, Montini places himself in constant mediation with his work which, in order to exist, develop and be meaningful, needs the community, but, as Romano Gasparotti writes, the medium – the artist himself – is called by the ancients the soul: “the individual soul extracts from the subjects, ready to retransmit them, the images as filtered through the influence of other images (on the basis of what is commonly called individual and collective imagination). This is one of the repercussions of the influential power and metamorphic nature of the image.” (R. Gasparotti, Il quadro invisibile, 2015) As a result, the creation of images through the art of embroidery develops a shared practice of historical and symbolic narrative that reveals temporal, territorial, communitarian values, as well as universal and eternal ones, that put the handwork at the top of its artistic value. A collection of experiences often neglected by socio-political studies based on capitalist and colonial economic principles that offer a cross-section of a multiethnic, multicultural Europe, populated by populations and communities often discriminated against or not recognised: “Europe began with good intentions: it had to come up the hard way. It was necessary to start from school books, rather than from money. There is a European history: let us tell it to everyone” Mino Milani’s words seem to echo in the thousands of colorful embroideries created in the seven years of wandering. In the vast European territories, like Watchtowers, Cultural Institutes play a fundamental role as outposts for production, development and research.

The final act of the performance is the actual exhibition on view at Museo MACC; the idea is not to present the project as a documentary, but as an evolution the artist presents as its final installation, completed by new works that gather and portray what it has been, transforming the journey into an epic deed, and the tale in an epic new contemporary humanism.

A video documenting the journey throughout the years is also on view, to complete the presentation of Questo Anonimato È Sovversivo | This Anonimity Is Subversive.

In conjunction with the exhibition, the catalogue “Ruben Montini. This Anonymity is Subversive” will be presented. The book includes an extensive photographic documentation and – like a travel journal – illustrates the various stages of Ruben Montini’s project, with a collection of texts written by the curators that have followed its progress.

Introduced by Ela Bialkowska, the critical texts by Mirjam Westen, Micaela Deiana, Lýdia Pribišová, Martin Vaněk, Malin Ståhl, Angie Wyman and Sophia Malik, and two interviews of the artist carried out by Mehdi Dakhli and Ugnė Bužinskaitė.

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